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martedì 6 aprile 2010

Io sono un anello mancante!

In questi giorni, è stata diffusa la notizia del ritrovamento di un fossile di “ominide” con importanti conseguenze per quanto riguarda la comprensione dell’evoluzione umana.
Tralasciando la discussione specifica sull’argomento (ancora, a quanto ho capito, lo studio scientifico ufficiale non è uscito), giornali e telegiornali hanno riempito articoli e servizi usando quello sporco termine: “anello mancante”.


Esso non solo è sbagliato da un punto di vista tecnico-scientifico, ma persino fuorviante, tanto da rischiare di danneggiare il reale intento di divulgazione.
Una catena, è costituita da un insieme sequenziale di anelli, che si succedono l’uno dopo l’altro, iniziano e completano una sequenza lineare. Ma la filogenesi, la disciplina che rappresenta i legami evolutivi fra le varie specie di organismi , ci insegna che questi sono tutto fuorché lineari. Da un evento evolutivo, discendono due specie diverse, e così via, si generano sempre due “vie”, due rami. La rappresentazione più ragionevole delle relazioni evolutive fra specie è dunque un albero: un insieme di ramificazioni, i cui rami rappresentano le diverse specie, ognuna si congiunge con quella più vicina tramite una base in comune, o nodo, segno di una provenienza da una medesima popolazione ancestrale. Ecco perché il termine “anello mancante” non solo è formalmente scorretto nel gergo tecnico, ma finisce per tramandare un concetto che non è sostenuto nemmeno dalla scienza ufficiale.

Quanto all’apparente delirio di megalomania che sembra trapelare dal titolo del post, chiunque abbia (o abbia avuto) a che fare (come me in questo momento), con il “dens sapientae” , forse sarà sorpreso di sapere che quello, è il segno inconfutabile di una nostra appartenenza a “quell’albero evolutivo”.

I denti del giudizio
infatti non sono altro che una serie di terzi molari, utili in altre specie di primati a noi imparentate per masticare cibi duri e coriacei. Le mutazioni genetiche incorse all’interno della nostra “ popolazione ancestrale più recente in comune” sono responsabili di aver determinato durante la nostra crescita, una mandibola relativamente più piccola, senza spazio per questi inutili ultimi molari. Questi riescono a spuntare solo durante la maturità (fra i 16 e 24 anni), cosa che per noi non è un grande svantaggio , abituati come siamo a consumare cibi teneri (una serie di denti grossi e larghi in più o in meno non ci impedisce certo di mangiare con più o meno gusto “polenta e osei” o una gustosa fiorentina ai ferri).

Morale: La prossima volta che un vostro parente cercherà di sorprendervi con la notizia della scoperta di un nuovo anello mancante, lo sbalordirete dicendo che voi stessi siete la traccia indelebile di un fenomeno evolutivo passato.